Peste Bubbonica – Part Two – 1904

Peste bubbonica: parte seconda

Vedi la parte prima QUI


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Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate.

I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico


Le seguenti cifre complessive dei morti di peste bubbonica ci dànno un’idea delle stragi anticamente avvenute in alcune città :


Anno 1630

  • Milano : 86,000;
  • Venezia: 60,000;
  • Mantova: 50,000;

Anno: 1656

  • Roma: 14.473
  • Napoli: 500.000
  • Genova: 60.000

Anno: 1743

  • Messina: 50.000

Causa della peste

Si calcola che nei secoli di pestilenza ne fu distrutto circa un quarto della popolazione d’Europa.

Con tale mortalità, non paragonabile con quelle di altre epidemie, i danni economici furono incalcolabili.

Anche oggi il sospetto o qualche caso portano grande intralcio alla vita commerciale.


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Alexandre Émile Jean Yersin (Aubonne, 22 settembre 1863 – Nha Trang, 1º marzo 1943)

La causa, com’ è noto, fu scoperta da Kitasato nel Giappone e da Yersin a Hong-Kong. I più importanti principi tossici sono contenuti nel corpo batterico.


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Kitasato Shibasaburo (北里 柴三郎 Kitasato Shibasaburō?; Oguni, 29 gennaio 1853 – Nakanojō, 13 giugno 1931) è stato un medico e batteriologo giapponese.

Quali siano le sorgenti d’infezione si sa molto bene da un pezzo.

Finite, cioè, le pandemie europee, rimasero focolai endemici, originari della peste bubbonica, uno in Africa, limitato nelle regioni equatoriali, nei possedimenti tedeschi, l’ altro in Asia, e cioè più diffuso nelle Indie e nella Cina.

Ma sempre e dovunque una principale sorgente d’infezione è l’uomo.

L’uomo malato di peste può eliminare i germi per tutte le possibili vie di eliminazione, ciòè pei bubboni, che contengono colture pure del bacillo caratteristico il quale però nei bubboni suppurati o aperti scompare presto;

Per la saliva e per gli sputi nella polmonite pestosa, che è la forma più contagiosa;

per le deiezioni e pel vomito nell’enterite pestosa; e sempre per le urine quando c’è setticoemia.

Nelle urine i bacilli persistono anche durante la convalescenza.


FINE SECONDA PARTE

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