Gehrig: la sindrome degli atleti (sla)

La sindrome degli atleti: il morbo di Gehrig.

Dal nome del giocatore di baseball che per primo venne colpito da questa terribile malattia.


 


Le statistiche del Ministero della Salute parlano di un 3% di sportivi praticanti che fa uso di sostanze dopate ed è proprio il mondo dello sport che continua a interrogarsi sul fattore-D, il fatture-doping. non solo per quello che vuoi dire dal punto di vista delle prestazioni e dei risultati, ma soprattutto guardando alla salute dell’atleta e ai rischi che corre in caso dl uso di farmaci vietati.

Un morbo che diventa lo spettro che appare e svanisce dl tanto in tanto.

Cos’è il morbo di Gehrig?


“Sindrome di Lou Gehrig”, ovvero sclerosi laterale amiotrofica (Sla).

Il nome di questa rara malattia nasce, appunto, da Lou Gehrig (New York, 19 giugno 1903 – New York, 2 giugno 1941), indimenticabile prima base della storia del baseball statunitense ed entrato nella Hall of Fame.

In suo onore fu girato anche un lungometraggio

Cadeva l’anno 1942 e nelle sale cinemagrafiche statunitensi veniva proiettato The pride of the Yankees (in Italia il film uscirà col titolo L’Idolo delle folle). Si ispirava al campione americano, morto nel 1941.



La sua scomparsa sconvolse gli americani, che corsero in massa al cinema per vedere l’attore Gary Cooper con la maglia numero 4 degli Yankees.

La prima della storia ritirata da una squadra per ricordare un campione

Le scene – per rendere il protagonista mancino, com’era nella realtà – furono montate capovolte dopo aver fatto indossare a Cooper una casacca con numero e nome rovesciati.

La leggenda di Gehrig ebbe inizio il 2 giugno del 1922, quando l’allora prima base dei New York Yankees, Wally Pipp, chiese di non giocare perché non si sentiva bene.

Venne schierato al suo posto il diciottenne Lou, figlio di emigranti tedeschi, che da allora non saltò più una partita sino al 2 maggio del 1939: una impressionarne serie di 2.130 incontri consecutivi, che valse al grande Lou l’appellativo di iron man, “uomo di ferro”.

Lou Gehrig lasciò la squadra colpito da una rara malattia, da allora nota come “sindrome di Lou Gehrig”, che lo portò alla morte il 2 giugno 1941, esattamente 19 anni dopo l’inizio della sua incredibile storia di record.

La sua morte fece conoscere una malattia fino allora sconosciuta (diagnosticata in Francia nel-l’Ottocento, dicono abbia colpito anche Mao Dze Dong).



Un male che colpisce i motoneuroni, le cellule nervose che trasmettono i comandi per il movimento dal cervello ai muscoli, che nel giro di 3-5 anni si strofinano fino all’immobilità.

La malattia ha un decorso costantemente progressivo e porta alla paralisi completa può colpire prima una mano, poi braccia e gambe ed anche i muscoli predisposti alla respirazione e alla deglutizione.

In Italia, Il tasso di “attesa” della Sla è di 0,67. Nel gioco del calcio questo tasso cresce di oltre 11 volte di più.


Uccide soprattutto gli sportivi e soprattutto i calciatori.

L’ultima vittima di questa malattia (2016), rara ma temibile, è Paolo List (Casalbuttano ed Uniti, 2 maggio 1963 – Ripalta Cremasca, 28 marzo 2016).



Il nome dell’ex terzino del Foggia targato Zdenek Zeman si aggiunge ad una lista di ex giocatori morti prematuramente.

Dal capitano del Genoa Gianluca Signorini al bomber della Fiorentina Stefano Borgonovo, per proseguire con Armando Segato, Tito Cucchiaroni, Fulvio Bernardini, Giorgio Rognoni, Narciso Soldan, Albano Canazza, Guido Vincenzi, Ubaldo Nanni, Lauro Minghelli, Adriano Lombardi, Piergiorgio Corno.

Troppe morti e quello strano legame con il mondo del Pallone.

Fra i calciatori la SLA uccide 11,5 volte di più (secondo uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità datato 2008).


Il problema appare complesso

Sulla correlazione tra calcio e morbo di Gehrig non c’è, per il momento alcuna base scientifica.

Alcuni studi internazionali sulla Sla hanno evidenziato come un importante gruppo di malati avesse alle spalle lavori fisicamente pesanti.

Altre ricerche hanno dimostrato un elevato numero di precedenti traumi o lesioni agli arti inferiori in un campione significativo di pazienti.

È inoltre, raro che il morbo si manifesti prima dei 39 anni, mentre a numerosi calciatori è stato diagnosticato prima di questa soglia anagrafica.

Non si può perciò parlare con certezza di doping anche perché su 6.000 ciclisti (una delle categorie più a rischio doping) osservati, non è stato diagnosticato alcun caso di morbo di Gehrig.

Il muro di gomma che aveva protetto l’ovattato mondo del caldo, aveva iniziato a scricchiolare dopo la morte di Gianluca Signorini, uno dei calciatore più famosi deceduto per questa malattia.

Alcuni compagni dell’ex capitano del Genoa avevano ammesso di aver assunto prodotti ormonali vietati o di essersi sottoposti a sedute di flebo di liquidi misteriosi.

E avevano detto che anche quei compagni di squadra morti facevano altrettanto.

La sostanza maggiormente incriminata sarebbe stata la corteccia surrenale degli animali, di cui aveva anche parlato Adriano Lombardi (Ponsacco, 7 agosto 1945 – Mercogliano, 30 novembre 2007) , capitano dell’Avellino negli anni Settanta, anche lui colpito dal morbo di Geling.




Una malattia letale

  • la sclerosi laterale amiotrofica (sla o morbo di Lou Gehrig, dal nome del giocatore di baseball Usa che ne mori nel 1941) divora i muscoli delle sue vittime.
  • è una patologia rarissima e micidiale che devasta l’apparato muscolare. La letteratura scientifica tende a metterlo in relazione con l’attività fisica intensa e prolungata, oppure con traumi ripetuti. Altre patologie di cui è stata registrata una “eccedenza” rispetto alle statistiche sono le leucemie e i tumori del fegato, particolarmente preoccupanti perché possono essere correlate all’uso di sostanze dopanti.
  • colpisce i neuroni che danno gli impulsi ai muscoli del corpo (motoneuroni). Vengono colpiti sia quelli che partono dalla corteccia cerebrale e che vanno al midollo spinale, sia quelli che da quest’ultimo vanno a innervare i muscoli del corpo. I motoneuroni coinvolti cominciano improvvisamente a degenerare. Il risultato è che i muscoli non ricevono più comandi e diventano atrofici. Purtroppo la malattia è progressiva e può colpire dapprima una mano, poi un braccio e una gamba fino a interessare i muscoli della respirazione e della deglutizione; fino ad ora non esistono cure specifiche.
  • incidenza 4 persone ogni 100.000

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